lunedì 23 marzo 2015

GENITORI SI DIVENTA: ANCHE I PADRI SONO CAPACI DI PRENDERSI CURA DEI LORO CUCCIOLI!


Dedico questo post a un caro amico che sta vivendo il dramma di una relazione finita, che si batte ogni giorno per il riconoscimento del proprio diritto ad essere padre secondo ciò che il cuore gli detta e i criteri che la legge stabilisce e che, fortunatamente, vengono riaffermati e, anzi, ampliati, nell’interesse della prole, da alcuni giudici, bravi e coscienziosi. A quanti padri viene negato, dispoticamente e ingiustamente, il diritto di amare i propri figli e prendersi cura di loro per il solo fatto che gli stessi sono piccini? Quanti papà, capaci e amorevoli, vengono giudicati dalle loro ex compagne o mogli, unilateralmente e senza possibilità di appello, incapaci di accudire un figlio o una figlia in tenera età? Pappe pannolini, orari e igiene del bambino, insomma, non sarebbero prerogative maschili e, quindi, va da sé che i padri non siano in grado di svolgere tali funzioni. Giudizio, pregiudizio o semplicemente rancore non elaborato? Le ragioni di tali condotte sono molteplici e non compete a me indagarle o cercare di giustificarle. Ciò che assume rilievo, su un piano strettamente giuridico, è la genitorialità negata in danno di coloro che non hanno colpe e che non debbono subire i riflessi delle dinamiche emotive della coppia fallita. Il giudizio aprioristico di incapacità a svolgere il ruolo di padre, emesso in modo lapidario e granitico, da una donna ferita non può che essere inquinato dalla rabbia e raramente verrà suffragato dalle effettive modalità di cura poste in essere da un padre. Essere stati cattivi compagni o mariti non relega necessariamente e assiomaticamente gli uomini al ruolo marginale di “papà bancomat” o “papà delle feste”. Anzi…